Indicando le prove che i funghi comunicano sottoterra per suggerire che reti di vita su larga scala potrebbero "formare una vasta e invisibile intelligenza planetaria", un gruppo di astrobiologi si pone una domanda stimolante: se un pianeta come la Terra può essere "vivo, «Può anche avere una mente propria?
«Convenzionalmente l'intelligenza è vista come una proprietà degli individui. Ma è noto anche che è proprietà collettiva», si legge nell'introduzione a carta pubblicato nella Rivista internazionale di astrobiologia che esplora la domanda stimolante: la Terra stessa è un’entità intelligente?
Puntando a prova che i funghi comunicano sottoterra per suggerire che reti di vita su larga scala potrebbero "formare una vasta e invisibile intelligenza planetaria", gli autori dell'analisi (astrofisico Adamo Frank, astrobiologo David Grinspoone fisico teorico Sara Walker) presentano l'idea che se un pianeta come la Terra può essere "vivo", potrebbe anche avere una mente propria.
Questa non è una teoria così stravagante come sembra, dato che ora sappiamo che i funghi non solo sono in grado di interagire, ma di parlare tra loro utilizzando un vocabolario composto fino a 50 "parole" che presentano una sorprendente somiglianza strutturale con il linguaggio umano.
L'"intelligenza planetaria" a cui si riferiscono descrive ciò che chiamano la conoscenza e la cognizione collettiva di un intero pianeta. In altre parole, proprio come una singola formica sembra possedere pochissima intelligenza, lavorando nel suo insieme, una colonia ne mostra un livello impressionante.
Con questo in mente, hanno considerato la Terra come un insieme collettivo di tutti i processi e le attività sul e all’interno del nostro pianeta.
"Ciò che conta è quando le intelligenze collettive vengono messe al lavoro per raggiungere lo scopo collettivo più essenziale della vita: la sopravvivenza", hanno osservato i ricercatori. "Per come la concepiamo, l'intelligenza planetaria è misurata dalla capacità della vita su un pianeta di sostenersi per sempre."
Collettivamente, sostengono, tutte le attività biologiche, geologiche, meteorologiche e umane insieme creano “intelligenza planetaria” e se vogliamo affrontare questioni globali come la crisi climatica, la perdita di biodiversità o l’inquinamento, dobbiamo trattare la Terra come un pianeta entità vivente e intelligente.
E se questo suona familiare, è perché è essenzialmente ciò che i popoli indigeni dicono da secoli, anche se per questo hanno affrontato incessanti ridicoli, cancellazioni e terrore violento.
Somiglia anche a quello di James Lovelock Ipotesi di Gaia proposto nel 1972 e risale addirittura a il 1600 quando scrisse John Milton Paradise Lost, presentando la Terra come un essere vivente, o organismo.