Un nuovo rapporto rivela che l'azione per il clima sui sistemi alimentari può fornire il 20% della riduzione globale delle emissioni necessaria entro il 2050.
I responsabili politici non sono riusciti a evidenziare i sistemi alimentari nazionali come un'area chiave nella lotta per impedire che le temperature globali aumentino di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali, ha rivelato un nuovo rapporto delle Nazioni Unite, del World Wildlife Fund e di Climate Focus.
Per il contesto, i settori dell'agricoltura, della silvicoltura e dell'uso del suolo sono responsabili fino al 37 percento di tutte le emissioni di gas serra create dall'uomo e quasi un quarto delle emissioni mondiali in totale, ma riforma alimentare è in gran parte ignorato come un'opportunità di mitigazione da coloro che hanno il potere di attuare cambiamenti tangibili.
In base all'accordo di Parigi del 2015, i leader nazionali dovrebbero rivedere e presentare nuovamente i propri progressi relativi al clima ogni cinque anni. Pertanto, il 2020 rappresenta l'occasione perfetta per assorbire i fatti e riallineare le nostre priorità, con il rapporto che suggerisce che le soluzioni relative al cibo possono rappresentare da sole il 20% dell'obiettivo di emissioni del 2050.
Ad oggi, solo 11 paesi hanno NDC (contributi determinati a livello nazionale) che delineano piani per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, nonostante entrambi i problemi rappresentino l'8% delle emissioni di gas serra, e nessuno menziona la nozione di promozione di diete a base vegetale. Per fortuna, il rapporto ha delineato 16 azioni specifiche i responsabili politici possono prendere seriamente in considerazione quello che viene descritto come il "Decennio dell'azione".
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— Nicholas Soames (@NSoames) 5 Giugno 2020