14 mesi dopo il lancio di alto profilo di Stadia, Google sta chiudendo lo studio di sviluppo di giochi interno dell'azienda. La sua tecnologia Cloud, un tempo esclusiva, è ora aperta a potenziali pretendenti.
Ci sono voluti 14 mesi a Google per rendersi conto che non voleva più essere un'azienda produttrice di giochi.
Le grandiose ambizioni rivelate per la prima volta alla Game Developers Conference 2019 non si sono mai avvicinate alla realizzazione per Stadia di Google. Originariamente ha preso in giro la propria console basata su cloud, un controller, ed la promessa di giochi tripla A fatti in casa su vasta scala, ma un'accoglienza tiepida e una base di utenti in diminuzione hanno visto lottare per competere con i leader del settore.
I dirigenti hanno finalmente concesso di mordere più di quanto potessero masticare con tutte quelle promesse iniziali, annunciando che Google non realizzerà più titoli proprietari e darà la priorità esclusivamente alle funzionalità di streaming della piattaforma.
Google è desideroso di prestare la sua esperienza a qualsiasi potenziale corteggiatore in cambio di una fetta dei loro profitti e probabilmente vedremo la sua tecnologia implementata in piattaforme più popolari come PlayStation o Xbox in futuro.
È un vero peccato che non vedremo mai i concetti di gioco "solo possibili nel cloud" che potrebbero aver reso Stadia interessante per le persone che già possiedono/pianificavano di acquistare console di gioco e PC. https://t.co/urmgKJVE9f
— Dan Stapleton (@DanStapleton) 1 Febbraio 2021
Se non ti è familiare cos'è Stadia?, sicuramente non sei solo. Google ha creato quello che sperava sarebbe diventato il sosia di Netflix delle piattaforme di gioco. Attraverso la magia del Cloud - e l'hardware minimo - Google ha dichiarato che avrebbe aperto un catalogo infinito di giochi da giocare su qualsiasi dispositivo con una connessione Internet decente.
Per dirla francamente, la maggior parte di ciò non si è mai materializzato. Con scarse vendite e tiepidi mesi dal suo lancio, la piattaforma è stata afflitta da problemi tecnici, mancanza di contenuti e prezzi ridicoli. Coloro che avevano sborsato per il blurb erano rimasti con quello che sembrava un progetto beta o accesso anticipato.
Onestamente, è un miracolo che Stadia abbia insistito con il suo studio interno per così tanto tempo, ma infine Google è disposto ad aprire completamente la sua tecnologia di streaming a partner di terze parti e abbandonare l'idea di essere un'alternativa ai grandi giocatori.