Una nuova ricerca conferma i sospetti a lungo nutriti che le emissioni dell'umanità stiano riducendo la stratosfera terrestre, con il suo spessore che secondo quanto riferito si contrae di ben 400 metri dagli anni '1980.
La scienza sta iniziando a tracciare collegamenti regolari tra il ruolo dell'umanità nel cambiamento climatico e i cambiamenti marcati con il pianeta, e gli ultimi rapporti sono seriamente preoccupanti.
Proprio il mese scorso, i dati del American Geophysical Union ha rivelato che le emissioni incessanti dell'umanità hanno separato i poli nord e sud fino a quattro metri dagli anni '80, lo scioglimento di massa dei ghiacciai che ha portato a una drastica ridistribuzione del peso che ha letteralmente alterato l'asse di rotazione della Terra.
Con gli scienziati già sconcertati dal profondo impatto dell'umanità sul pianeta, ulteriori rapporti che emergono questa settimana non forniscono molto in termini di ottimismo.
La scienza ha a lungo ipotizzato che le emissioni di carbonio dell'umanità stiano probabilmente riducendo la stratosfera terrestre (situata da 20 km a 60 km sopra la superficie terrestre) nel tempo, ma uno studio pubblicato questa settimana nel Environmental Research Letters journal ha finalmente fornito la conferma vitale necessaria.
Scavando negli archivi per individuare le prime immagini satellitari registrate della Terra negli anni '80, i ricercatori hanno soppesato le osservazioni originali rispetto ai "modelli climatici" che esaminano le complesse interazioni chimiche che si verificano nella nostra atmosfera.
Ciò che hanno scoperto ha dissipato un equivoco nella scienza geofisica che attribuiva qualsiasi potenziale restringimento nella nostra stratosfera alle perdite di ozono.
Si credeva comunemente che il raffreddamento dell'aria nella stratosfera provocasse la contrazione del confine – il che è corretto – ma emerge che le emissioni di carbonio sono il fattore chiave in questo grande cambiamento. A proposito, parliamo di 400 metri in 40 anni.