In mezzo a un crescente movimento delle case di moda italiane per abbandonare il materiale, i senatori hanno votato per chiudere i dieci allevamenti di visoni rimasti nel paese entro sei mesi.
è finalmente giunto il momento. Negli ultimi anni, quasi tutti i migliori designer, da Chanel a Prada, hanno eliminato le pellicce animali dalle loro collezioni.
Zuccherando la pillola, lo stato della California l'ha bandita del tutto, la regina Elisabetta II l'ha vi ho rinunciato, e l'anno scorso, PETA pensione la sua campagna decennale contro l'uso della pelliccia nella moda, concentrando il suo attivismo altrove.
Ora, con una mossa che sicuramente contribuirà all'attesissima scomparsa del materiale, i senatori italiani hanno votato per chiudere i dieci allevamenti di visoni rimasti nel paese entro sei mesi.
Non solo questo, ma metteranno anche in atto un divieto permanente sull'allevamento di animali da pelliccia tra cui visoni, volpi, cani procioni e cincillà in tutta Italia.
Il voto arriva dopo le discussioni con l'organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International, che ha presentato il soluzione pratica di convertire tali fattorie in attività alternative, cruelty-free e sostenibili.
Patrocinata dalla deputata Michela Vittoria Brambilla che la definisce la migliore vittoria in "oltre tre decenni di lotta alla sofferenza in nome del profitto e della vanità", la strategia sarebbe attuata con i fondi pubblici esistenti.
Per facilitare la transizione, il ministero dell'Agricoltura risarcirà gli ex allevatori di pellicce per un totale di 3 milioni di euro nel 2022.
Mentre la decisione richiede ancora l'approvazione finale in Parlamento, dovrebbe passare, rendendo l'Italia il 16th Paese europeo ad abbandonare una volta per tutte la pratica dannosa.
"Si tratta di una vittoria storica per la protezione degli animali in Italia e HSI/Europe è immensamente orgogliosa che la nostra strategia di conversione degli allevamenti di animali da pelliccia abbia svolto un ruolo centrale nello smantellamento di questa industria crudele e pericolosa nel nostro paese", afferma la direttrice italiana di HSI, Martina Pluda.