Slay è un documentario illuminante che ti farà guardare il tuo guardaroba in una luce completamente nuova, probabilmente colorata di rosso.
Uccidere è un nuovo documentario in anteprima su WaterBear, il nuovo servizio di streaming attento all'ambiente. Presentato e diretto dall'attivista per i diritti degli animali Rebecca Cappelli, il film mira a puntare i riflettori sugli angoli oscuri dell'industria della moda.
Negli ultimi anni le conseguenze disastrose dei cambiamenti climatici sono diventate più evidenti e sempre più frequenti. L'industria agricola è stata a lungo una delle cause principali, ma l'attenzione generale e l'attenzione del pubblico sono sempre state sul cibo e non sulla moda.
Uccidere intende cambiare questo, dando ai nostri capi tante attenzioni e critiche quanto ciò che mangiamo.
Il documentario esplora le questioni etiche relative ai materiali preferiti dalla moda, tra cui pelle, pelliccia e lana, l'elemento di riferimento dell'influencer eco-consapevole.
Il film è prodotto da Keegan Khun, il pluripremiato co-regista del documentario seminale Cowspiracy. Con un nome così importante legato al progetto, i confronti sembrano inevitabili. Così è Uccidere all'industria della moda cosa Cowspiracy era per l'agricoltura? E sarà ugualmente influente?
Incontra Rebecca
Al centro di Uccidere è la regista Rebecca Cappelli, una fashionista francese diventata combattente per i diritti degli animali, che avvia il documentario ponendo la domanda: puoi essere un amante degli animali e indossare animali?
È un dilemma con cui molti di noi hanno lottato, fungendo da ethos centrale del film e incoraggiando il pubblico a entrare in gioco. Siamo pronti a seguire Rebecca nel suo viaggio di tre anni attraverso sette paesi per scoprire le risposte.
Come suggerisce il logo macchiato di sangue, tuttavia, potrebbero non essere le risposte che vogliamo sentire.
Il documentario è senza sceneggiatura. La maggior parte delle riprese è stata girata prima della narrazione che si svolge intorno alle sanguinose rivelazioni che Rebecca e il suo team scoprono costantemente, dando al documentario un autentico senso di scoperta.
Il team di Thred ha avuto la fortuna di intervistare Rebecca dopo una prima proiezione a Londra.
Quando le è stato chiesto di acquisire il filmato, ha spiegato che uno degli aspetti più spaventosi durante le riprese è stato che "non abbiamo passato mesi a cercare qualche problema o qualche problema". I motivi di preoccupazione erano nascosti in bella vista, facilmente visibili a chiunque fosse disposto a guardare.
L'intenzione principale del film è convincere le persone a fare proprio questo, esponendo il vero costo morale degli abiti di tutti i giorni. Uccidere vuole che riconosciamo la brutale realtà di come sono realizzati i nostri capi la prossima volta che vediamo un paio di scarpe di pelle o un cappotto bordato di pelliccia.
La bugia della pelle
Dopo una clamorosa sequenza di titoli di testa in passerella, ci vengono presentate interviste di professionisti del settore che sembrano usciti La rotta Il diavolo veste Prada, amplificando l'importanza di vasta portata della moda.
Questa introduzione rafforza l'idea che se indossi dei vestiti, sei coinvolto con la moda.
Vedi, non è solo un maglione blu bitorzoluto, Anne Hathaway!
In questo modo il film ci rende tutti colpevoli partecipanti, cooperando inconsapevolmente con un'industria crudele, sfruttatrice e dannosa.
Una volta che il pubblico è sul posto caldo, il film analizza attentamente ogni argomento pro-moda nei suoi 85 minuti di esecuzione. Difese come "la pelle è più duratura e più biodegradabile delle alternative sintetiche" vengono private della loro pelle evasiva per rivelare la sanguinosa verità sottostante.
Per soddisfare la domanda, vengono utilizzate potenti sostanze chimiche per trasformare in modo efficiente la pelle degli animali in pelle. Questi sono enormemente dannosi per l'ambiente e dannosi non solo per la forza lavoro sfruttata, ma anche per i vicini residenti delle concerie che sono esposti ad acque tossiche.
Questo potrebbe non turbarti se la tua giacca di pelle ha un'etichetta "made in Italy", un prestigioso segno di status che evoca immagini di artigiani italiani che lavorano con materiali di alta qualità e di provenienza etica, il che è falso.
Per poter beneficiare di questo marchio 'illustre', solo una piccola percentuale del processo di produzione deve avvenire in Italia.
Ciò significa che una cintura in pelle ricavata da una mucca allevata in una zona deforestata dell'Amazzonia, la cui pelle è stata trasportata in un'officina sfruttatrice in India per l'abbronzatura prima di recarsi a Milano per gli ultimi ritocchi, può ancora essere considerata "made in Italy".
Questo è solo un esempio di Uccidere contraddicendo a lungo il dogma del settore progettato per convincere i clienti che la pelle è un mero sottoprodotto della carne e dell'allevamento di prodotti lattiero-caseari quando, in realtà, la pelle è preziosa quanto quella che c'è sotto.
Sebbene il documentario incoraggi gli spettatori a mettere in discussione le proprie scelte quando si tratta dei vestiti che compriamo, la responsabilità non ricade interamente sui piedi del consumatore.
Uccidere non è timido nel nominare e svergognare i grandi marchi che si riforniscono di pelle da fonti discutibili come Armani, Versace, Dior, Zara, Calvin Klein e Tommy Hilfiger, solo per citarne alcuni.
Se tali elementi fondamentali dell'industria sono complici volenterosi di questo processo ingannevole e subdolo, ti viene da chiedersi cos'altro ci sta mentendo la moda.