Gli emoji sono ormai una parte così fondamentale del nostro linguaggio che gli ecologisti dell’Università di Milano ritengono che una maggiore variazione potrebbe contribuire a generare interesse verso organismi meno conosciuti e incoraggiare conversazioni sulla conservazione.
Un team di ecologisti dell'Università degli Studi di Milano ha recentemente condotto l'indagine più completa al mondo sulla flora e la fauna del pianeta Emojipedia, il catalogo globale dei pittogrammi riconosciuti a livello internazionale Standard Unicode.
Hanno concluso che c'era non rappresentazione emoji sufficiente per fiori e flora rispetto ad altri argomenti.
Ad esempio, anche se esistono milioni di specie di funghi, la libreria emoji ufficiale ne ha solo una: Amanita muscaria, il fungo dal cappuccio rosso e dalle macchie bianche. Esistono l'incredibile cifra di 180,000 specie di lepidotteri, ma il loro avatar emoji solitario è una generica farfalla blu che non lo è effettivamente tutto ciò che è comune.
As Stefano Mammola e il suo team hanno scoperto che, sebbene gli emoji attuali rappresentino una gamma abbastanza ampia di animali, non ci sono molte piante, insetti o microrganismi.
Ciò è diventato chiaro dopo aver diviso ogni emoji relativo alla natura in una categoria specifica e scoperto che esistono un totale di 112 emoji di organismi distinti: 92 animali, 16 piante, un fungo e un microrganismo.
Hanno concluso che nel regno animale i vertebrati erano sovrarappresentati e gli artropodi erano sottorappresentati.
Inoltre, gli anellidi (vermi e sanguisughe) non sono stati rappresentati fino al 2020, gli cnidari fino al 2021 e non esistono ancora emoji che rappresentino nematodi o platelminti.
"Una buona rappresentazione online dell'albero della vita può aiutare a diffondere il messaggio che la biodiversità è molto più che semplici gatti, cani, leoni e panda", afferma Mammola. "Esiste un numero impressionante di organismi e tutti svolgono un ruolo fondamentale per il nostro pianeta, anche quelli che conosciamo meno."