Aden ha denunciato la modellazione l'anno scorso, ma la sua ultima decisione di lavorare in modo modesto getta nuova luce su un settore immutabile.
Halima Aden, il primo hijabi ad abbellire la copertina di Sports Illustrated, ha smesso di fare la modella lo scorso novembre.
Sulla scia del suo cambiamento di carriera, ora sta rivolgendo il suo sguardo alle radici dei problemi di diversità della moda. Aden ha in programma di disegnare abiti per il marchio turco Modanisa, uno dei più grandi nomi della modesta industria della moda.
Lo vede come una risposta ferma al sentirsi una "minoranza all'interno di una minoranza" in un'industria della moda che mancava 'rispetto umano fondamentale'.
Le dichiarazioni di Aden non sono certo scioccanti. Le modelle, dai principianti ai luminari, hanno lamentato il ventre oscuro dell'industria della moda per anni.
Ma per i modelli hijabi, la mancanza di rappresentazione può sembrare un ostacolo pure ottimo da superare. Aden è l'unico hijabi ad aver ottenuto una copertina di Vogue britannico, mentre negli Stati Uniti, il somalo-americano Ugbad Abdi rimane il primo e l'ultimo ad essere apparso sul suo affluente statunitense.
Non è un caso che la campagna di Abdi'Bellezza senza confini' presenta donne provenienti da 'tutto il mondo'. Quando l'hijabis guadagna terreno in questo settore, dice Aden, la loro differenza diventa 'un trucco'.
Man mano che crescono le richieste di diversità, le pubblicazioni occidentali sono sempre più segnalate per ciò che può essere percepito come una superficiale dimostrazione di inclusività "mondana".