Gli organismi di controllo dei diritti umani condannano entrambe le nazioni per aver gestito male la crisi in corso, che ha provocato un afflusso di richiedenti asilo siriani che attraversano il confine turco in Grecia.
Turchia e Grecia sono attualmente coinvolte in una situazione di stallo politico che sta mettendo in pericolo decine di migliaia di rifugiati. Venerdì scorso, la Turchia ha revocato i controlli sui migranti in uscita dai loro confini per l'UE stabiliti dall'accordo UE-Turchia del 2016. Ha preso la decisione dopo aver subito una pesante perdita militare combattendo nella regione siriana di Idlib, dove attualmente sostiene le forze ribelli contro il governo siriano. I funzionari turchi hanno cercato di creare un'area sicura per reinsediare i milioni di rifugiati siriani che ha accolto e continua ad accogliere durante la guerra civile siriana.
La revoca dei regolamenti ha provocato un'ondata di rifugiati siriani verso la Grecia continentale e le isole: da sabato ad almeno 24,000 persone è stato impedito di attraversare il confine, secondo i dati del governo greco.
La Grecia ha bloccato qualsiasi nuova richiesta di asilo per il prossimo mese a causa di quella che definisce "la natura coordinata e massiccia" dell'immigrazione illegale dalla Turchia. Coordinato, o almeno prevedibile, lo è sicuramente, poiché l'abolizione delle restrizioni sull'immigrazione da parte della Turchia sfida direttamente l'accordo UE-Turchia. Nel 2016, per sostenere gli sforzi della Turchia per ospitare i quasi un milione di migranti in fuga dai confini siriani, l'UE ha promesso loro 6 miliardi di euro (5.2 miliardi di sterline; 6.7 miliardi di dollari) in aiuti se avessero accolto rifugiati siriani in arrivo sulle isole greche. Per ogni persona siriana trasferita dalla Grecia alla Turchia, un'altra sarebbe stata reinsediata dalla Turchia in altre parti dell'UE.
È chiaro che questo recente sviluppo è una mossa tattica di una Turchia frustrata che non crede che l'UE stia facendo abbastanza per aiutare a ricollocare i rifugiati. Detto questo, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha affermato che la Grecia non ha alcuna giustificazione legale per sospendere le procedure legali di asilo. UN dichiarazione sul loro sito web recita: "Né la Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati né il diritto dell'UE in materia di rifugiati forniscono alcuna base giuridica per la sospensione dell'accoglienza delle domande di asilo".