La "rete a strascico" sta distruggendo i delicati ecosistemi marini che sono "protetti" dall'UE. Ora, una coalizione di ONG chiede responsabilità e maggiore azione.
Un gruppo di organizzazioni non governative (ONG) sta facendo pressioni sull'UE per vietare il metodo di pesca commerciale comune noto come "pesca a strascico".
Per chi non ha familiarità, la "reticoltura a strascico" comporta il trascinamento di reti larghe fino a 650 m sul fondo del mare e la cattura di migliaia di pesci di bassa statura in un unico viaggio. È un metodo di pesca industriale altamente efficiente, ma lo è estremamente distruttivo e dannoso per la vita marina.
Le reti giganti non sono selettive in ciò che insaccano. Avrai senza dubbio visto immagini di squali e tartarughe marine impigliate nelle reti a causa di questa pratica e tra 40% e 90% di una tipica cattura accessoria viene ributtato in mare. Questo se il pesce sopravvive al verricello ed è esaminato dai lavoratori della barca, ovviamente.
Di gran lunga il più grande problema ambientale, tuttavia, è la distruzione delle delicate barriere coralline da parte dei blocchi di cemento o delle lamiere che appesantiscono la rete sul fondo del mare. La vita marina circostante è interrotta da pennacchi di sedimenti a volte così grandi che possono essere visto dallo spazio. A rigor di termini, è il peggior incubo di un ambientalista oceanico.
Nonostante una serie di leggi dell'UE precedentemente messe in atto per salvaguardare la vita marina negli Stati associati e per garantire un "buono stato ecologico" nei mari entro il 2020, la sensazione prevalente delle ONG ambientali, tra cui Oceana, Greenpeace Europe e ClientEarth, è che gli sforzi introdurre una gestione sostenibile della pesca e arginare il nostro danno alla biodiversità sono andati allo stesso modo dei recenti piani per ridurre plastica oceanica - non molto bene.
Le promesse sono state fatte a sinistra, a destra e al centro, ma purtroppo manca ancora un cambiamento tangibile.
Pertanto, quando questa settimana l'UE ha pubblicato una bozza della sua strategia per la biodiversità per il 2030, le ONG si sono affrettate a dare seguito alle proprie Piano d'azione di 10 punti da presentare alla commissione ambiente giovedì (21 gennaiost).