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Il festival Re:Sound evidenzia le esperienze dei senzatetto

Re:Sound è un festival che si propone di utilizzare la musica per consentire al pubblico di riscoprire la propria città attraverso gli occhi di coloro che sono stati senzatetto. L'ultima rappresentazione del tour nazionale dell'opera è stata domenica.

Il festival Re:Sound, gestito dall'ente di beneficenza Streetwise Opera, coinvolge compositori professionisti, designer, cantanti e cineasti che lavorano con coloro che hanno sperimentato i senzatetto urbani per creare micro-opere.

Re:Sound ha suonato per l'ultimo anno a Londra, Manchester e Nottingham, culminando con un'esibizione finale nella Queen Elizabeth Hall nel Southbank Centre domenica.

Queste micro-opere, della durata di appena tre minuti e 55 secondi, sono create attraverso sessioni con i compositori e gli stessi interpreti.

Finanziato da Heritage Fund e Arts Council England, Re:Sound intende sfidare la disumanizzazione che affligge i senzatetto e dare voce a coloro che sono solo trascurati dalla società.

La responsabile del progetto di musica classica Jane Williams afferma che le micro-opere mostrano che le persone coinvolte non sono definite esclusivamente dal loro status socioeconomico, non semplicemente solo "senzatetto" o "senza documenti". Sono persone con "speranze, paure, tradizioni, storie e immaginazioni".

Williams ha anche richiamato l'attenzione sulla cura posta dall'ente di beneficenza per creare uno spazio sicuro per gli artisti, comprendendo il trauma coinvolto nelle esperienze. Le sessioni hanno permesso loro di esistere come "cantanti, cantautori, ballerini e musicisti".

Molti degli artisti coinvolti hanno esperienza con la narrazione della comunità nella loro musica.

Aga Sergua-Lugo, uno dei leader del workshop, è una cantante e compositrice specializzata nella creazione di musica comunitaria con particolare attenzione all'accessibilità e all'inclusività. In precedenza ha lavorato con organizzazioni come Ascoltami, che usa il potere della musica per aiutare gli immigrati.

Organizzazioni come Hear Me Out e Streetwise Opera credono che la musica possa essere terapeutica per coloro che hanno subito un trauma e uno strumento prezioso per consentire loro di raccontare le proprie esperienze, con parole proprie.

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