Il nuovo documentario di Becky Hutner "Fashion Reimagined" segue gli sforzi di un designer per creare una linea di abbigliamento puramente sostenibile. Ma questi tipi di progetti sono più autocelebrativi che profondi?
La stilista Amy Powney si è fatta un nome come direttrice creativa di Mother of Pearl, un marchio di lusso sostenibile con sede a Londra.
Powney ha parlato di lei obiettivi di sostenibilità da quando ha preso il timone, Mother of Pearl si è fatto un nome come marchio di abbigliamento etico e consapevole in un mare di e-tailer di fast fashion.
Ma l'azienda di moda di lusso ha recentemente sfidato se stessa ad andare un passo avanti, sviluppando sotto-etichetta, abbigliamento sostenibile realizzato con tessuto Global Organic Textile Standard.
La regista Becky Hutner è venuta a bordo per catturare l'intero viaggio, mentre Powney crea meticolosamente una linea di abbigliamento che è etica dall'interno verso l'esterno.
Il film, 'Fashion Reimagined', riesce a mettere in luce i paradossi ei vicoli ciechi dell'industria 'verde'.
Powney si trova costantemente di fronte allo scenario del "minore dei due mali" quando sviluppa i suoi vestiti, in particolare quando si tratta di scegliere i materiali. Se utilizzare la lana, ad esempio, senza procurarsi materiali che hanno danneggiato gli animali o sono serviti come sottoprodotto dell'industria della carne.
Se si scelgono tessuti sintetici (più delicati per gli animali e più morbidi sulla pelle) la questione si concentra sui prodotti chimici e sulle loro qualità inquinanti.
Questi catch-22 dimostrano la difficoltà nel definire qualcosa di "sostenibile", e così facendo evidenziano la portata del green-washing nell'industria della moda.
Ma Hutner mantiene un tono spensierato e pieno di speranza per tutto il film, rendendo la conversazione ambientale accessibile a tutto il pubblico.
La positività di Powney assicura agli spettatori che combattere la crisi climatica è perfettamente fattibile. A tal fine, tuttavia, il documentario diventa in qualche modo autocelebrativo ed evita di affrontare domande sul lusso. Dopotutto, Mother of Pearl è in definitiva un marchio di moda di lusso.
La scrittrice del British Film Institute Annabel Jackson descrive il film di Hutner come un "esordio agiografico'. È una recensione piuttosto aspra, ma coglie un difetto al centro di numerosi documentari sulla sostenibilità.
Forse è inevitabile che i nostri progetti come questi diventino celebrazioni autobiografiche della situazione umana, ma Hutner ha la tendenza a definire Powney come la risposta di una sola donna ai problemi ambientali della moda.